Palazzo Fogazzaro

Il progetto di Palazzo Fogazzaro, luogo natio di Antonio Fogazzaro, ha riguardato il restauro delle facciate, delle coperture e l’installazione di una piattaforma elevatrice per il superamento delle barriere architettoniche.
Come attività di supporto al progetto, sono stati effettuati inizialmente un rilievo puntuale dello stato di fatto ed una ricerca di tipo storico ed archivistico. Da queste analisi si è potuto evincere che solo in epoca ottocentesca il palazzo acquisì l’attuale conformazione planimetrica, e con molta probabilità anche l’odierna facciata, che risultano essere un qualcosa di unitario ed ordinato, ben rappresentativo delle aspirazioni di una agiata famiglia borghese, quale quella dei Fogazzaro.
L’intervento che si è scelto di realizzare è consistito principalmente nella rimozione degli intonaci e nella sostituzione degli stessi con un materiale che fornisse decoro e unitarietà alle facciate. Tale strato è stato realizzato utilizzando materiali dalle stesse caratteristiche compositive di quello originario, ovvero un intonaco a base di calce idraulica, finito con un intonachino tirato a panno preparato con grassello di calce, terre coloranti naturali e inerti carbonatici. Si è proceduto con l’analisi della coloritura storica per poterne riprodurre la giusta tonalità nell’ambito del rifacimento della finitura superficiale. Il restauro è stato completato poi da interventi di pulitura e consolidamento degli elementi in pietra e di restauro di scuri e portoni.
Pur non essendovi una vera e propria prescrizione normativa, in concomitanza del restauro delle facciate si è posto il problema da parte dei proprietari di una completa fruizione delle varie unità con un mezzo meccanizzato in modo tale da poter vivere nell’architettura storica in modo confortevole per un’utenza ampliata. Il problema di come e dove posizionare l’apparato tecnologico è stato affrontato avendo cura da un lato di eseguire un intervento poco invasivo e dall’altro di non andare ad alterare in modo irreversibile il fragile equilibrio del palazzo. Scartata la possibilità di ricavare un dispositivo all’interno dell’involucro murario in zone “deboli”, l’unica altra soluzione percorribile è stata quella di installare un collegamento verticale esterno sul prospetto retro dell’edificio. Cercando di affrontare in modo organico la questione dell’impatto visivo, si è ritenuto opportuno posizionare una piattaforma elevatrice in corrispondenza dell’angolo del vano scala, in modo tale che la posizione nascosta mediasse l’impatto del nuovo con la preesistenza. L’incastellatura metallica, completamente autonoma sebbene accostata alla parete, ha in questo caso il pregio di non andare ad intaccare le superfici esterne appena restaurate e, in quanto struttura completamente autoportante, non va ad alterare la situazione strutturale dell’edificio. Infatti l’unica opera strutturale prevista per l’istallazione della piattaforma elevatrice è la formazione di una platea di calcestruzzo alla base dell’incastellatura metallica.
In conclusione, l’atteggiamento progettuale che è stato seguito a Casa Fogazzaro è stato quello della ricerca di una soluzione a misurata emissività linguistica. Non si è aspirato ad un neutro o a un non-segno né, all’opposto, a un protagonismo linguistico e a un differenziale esasperato: si è cercata invece una sintonia progettuale per assonanze e dissonanze sottili, seguendo le linee di minor resistenza e di minor danno.

Progetto: Arch. L. Bettinardi

Collaboratori: Ing. R. Gabrieli, Arch. L. Zanchetta, Arch. E. Panza, Arch. D. Pornaro

Progetto di interni: Arch. B. Marsiletti

Imprese: Tutto Restauro di Fattori Emanuele e C., G.G. Corstruzioni di Gostic Goran, Vergati ascensori